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giovedì 21 ottobre 2010

Mia riflessione su una mancata risposta a Castelli: disinteresse o incapacità di argomentare?

Mia riflessione su una mancata risposta a Castelli: disinteresse o incapacità di argomentare?
Dopo che il premier è tornato sulla materia delle intercettazioni, che sembrava per il momento accantonata, rientra in ballo anche la legge sul processo breve. Stamattina ad “Omnibus” su “La 7”, in risposta all’europarlamentare Fava che aveva citato la previsione del procuratore di Napoli per cui quella legge farebbe saltare circa 80.000 processi solamente in quella sede, l’ex-ministro Castelli ha pesantemente ironizzato osservando che già oggi con la legge vigente vanno in prescrizione ogni anno in Italia ben 200.000 processi e chiedendo provocatoriamente e ripetendo più volte la domanda in tono di presa in giro: “Come mai questo fatto, come mai la prescrizione attuale sta bene alla sinistra?”
Ovvia e doverosa sarebbe stata la risposta. Primo, i casi di prescrizione dei reati si sono moltiplicati negli ultimi anni per effetto della riduzione dei termini prescrittivi attuata con la devastante legge ex-Cirielli (lo stesso presentatore, vergognandosene, ne ha disconosciuto la paternità), fortemente voluta dal centrodestra e fortemente contrastata dal centrosinistra. Secondo, se già oggi la prescrizione raggiunge livelli così elevati e preoccupanti, l’impegno comune dovrebbe essere per limitarla il più possibile e non invece per estenderla ancora, come di fatto si tende a fare con le norme-capestro del cosiddetto processo breve. La domanda avrebbe quindi dovuto essere ribaltata: come mai al centrodestra sta così bene l’impunità assicurata ai colpevoli  con il taglio dei processi in corso e, cosa ancora più grave, di quelli futuri di maggiore complessità e prevedibile durata, dopo l’abbreviamento già realizzato dei termini di prescrizione, in danno delle vittime dei reati e a rischio della sicurezza della generalità dei cittadini ?
Ma la subdola domanda retorica di Castelli è rimasta senza risposta. L’onorevole Penati che ha avuto subito dopo la parola è passato ad altro, precisamente all’esito negativo dell’incontro di ieri del premier con le parti sociali circa la possibilità di riduzione del carico fiscale.
Ugo Genesio

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